11Apr2025

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Categoria: Notizie

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Leggende di Gela

La Leggenda Del Manfrino

Al tempo in cui venne costruito era un magnifico gioiello di architettura fiabesca, incastonato in una meravigliosa e verde cornice di boschetti rigogliosi – digradanti dolcemente verso la Piana – che limpidi e mormoranti ruscelli attraversavano leggeri come una carezza, rendendo sempre fresca e tenera l’erba punteggiata di fiori profumati.

Il castello apparteneva alla nobile, ricca e potente famiglia “Manfrina”, signora di quel vasto e fertile feudo che da essa prese il nome di Manfria e che vi abitò per diverse generazioni fino agli ultimi due superstiti, Manfrino e la sorella Manfrina, con questi abitava la dama “Provenza” dei conti Montalbano.

La sera di un lontano dicembre egli diede una festa in onore della sorella. Purtroppo, era destino che quella festa avrebbe segnato la fine della famiglia Manfrina.

a dama Provenza, agitata da strani presentimenti, ne fece partecipe lo stesso Manfrino, il quale la rassicurò che niente di male sarebbe accaduto, poiché i cavalieri invitati rappresentavano l’espressione più alta dei casati nobiliari isolani, il cui rigido codice d’onore era universalmente ed indiscutibilmente accettato.

“Calmati, Provenza”, le disse Manfrino, “non devi preoccuparti di alcunché! Questi cavalieri non tradiranno l’ospitalità!”. Ed aggiunse: “ ricordati che Manfrino non teme rivali che possano reggere alla sua spada ed alla sua forza!”.

La dama Provenza, che con apprensione partecipava al banchetto, venne colpita dalla straordinaria bellezza di un cavaliere, il signore Morgantina, la cui presenza la fece sognare ad occhi aperti, liberandola dall’incubo di quei sogni premonitori.

Mentre Manfrino si intratteneva in un’altra sala, la bellissima Manfrina, ignara di quanto veniva ordito a suo danno dai cavalieri, che ne avevano già deciso il rapimento.

Nel momento culminante della serata, i cavalieri si scagliarono con le armi in pugno sulla servitù, massacrando quanti cercavano di difendere la fanciulla.

Fu un susseguirsi di urla, di lamenti angosciosi e di imprecazioni terribili.

“Tradimento!…, Tradimento!…” – si mise a gridare la dama Provenza, col cuore in gola.

Richiamato dalle grida Manfrino piombò come un fulmine e si mise a menar chiunque si trovasse a tiro. I traditori, avuta la peggio, non trovarono di meglio che fuggire precipitosamente dal castello, inseguiti dal gigante che aveva intanto impugnato la spada e cavalcato il suo destriero.

La dama Provenza, che nel frattempo si era armata di una grossa mazza, si univa a lui e riusciva a stendere per terra contemporaneamente sette cavalieri ad ogni colpo.

Ma i fuggiaschi, non appena si riebbero dallo stordimento, non rassegnandosi all’umiliazione subita e consapevoli della loro superiorità numerica, decisero di affrontarlo con tutto l’impeto di cui erano capaci e gli tesero un mortale agguato.

Non appena gli furono di fronte ne colpirono l’aggressivo e focoso cavallo che, in un supremo sforzo di tensione, impresse con violenza il proprio zoccolo sulla nuda roccia calcarea, lasciandovi la viva e gigantesca impronta seguita dal possente piede del cadente Manfrino suggellando con l’orma del suo piede la stessa roccia.. “l’impronta è ancor oggi visibile e reale“

Immediatamente dopo si scagliarono su Manfrino, che, colpito in più parti del corpo, veniva preso ed incatenato, per poi abbandonarlo agonizzante. La dama Provenza, mentre si chinava sul corpo del cavaliere di Morgantina per baciarlo, veniva colpita a morte dall’infame e finto morto col pugnale nella parte fatale del corpo.

Manfrino, malgrado le mortali ferite, riusciva ad arrampicarsi sulle rocce e a portarsi dentro il castello. Qui trovava la sorella senza vita in un lago di sangue, mentre i malfattori cercavano di trascinare fuori i pesanti forzieri contenenti gli immensi tesori accumulati da secoli dalla famiglia Manfrina.

Il gigante allora, rivolgendosi al cielo, ne chiese l’intervento, pronunciando misteriose e struggenti parole dal cui incantesimo si creò un vortice pauroso che risucchiò uomini e cose facendoli sprofondare nelle viscere della terra.

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Leggende di Gela

Ghelos, Il Dio Del Fiume Di Gela

Acheloo, figlio del titano Oceano e della titanide Teti, primo fra tutti i fratelli fiumi era immaginato in forma di toro, come spesso anche altre divinità fluviali. Compare nel ciclo delle fatiche di Eracle: infatti aspirava alle nozze con Deianira, figlia di Eneo, re degli Etoli, che era stata chiesta in moglie proprio da Eracle.

Durante la lotta fra i due, Acheloo si trasformò prima in toro, come narra Sofocle, poi in un drago viscido e iridescente ed infine in un uomo dalla testa di bue, ed Eracle gli strappò un corno.

L’episodio è narrato da Ovidio nelle Metamorfosi. Allora Acheloo si considerò vinto e gli cedette il diritto di sposare Deianira, ma gli richiese il suo corno, dandogli in cambio un corno della capra Amaltea, la nutrice di Zeus, ossia la cornucopia. Un’immagine fedele del mito, compresa la cornucopia si trova a casa de’ Mezzan, a Feltre.

Presso la casa di Eneo, re di Calidone e di sua moglie Altea, sorella di Meleagro e Tideo, si erano riuniti numerosi pretendenti alla mano della loro figlia Deianira. Tra di essi era presente anche Acheloo, divinità fluviale dell’Etolia che aveva la facoltà di assumere qualunque aspetto.

Mentre tutti i pretendenti erano riuniti in una grande sala, all’improvviso fece il suo ingresso Eracle (Ercole nella mitologia latina) ornato con la pelle del leone che aveva ucciso nella pianura di Nemea. Alla sua presenza tutti i pretendenti di Deianira, nonostante fossero uomini abili e valorosi nell’arte della guerra, si ritirarono tranne Acheloo che rimase a contendere con Eracle la mano della fanciulla.

Eracle, per convincere Deianira ad accettarlo come sposo iniziò a declamare le sue origini divine dicendo che sarebbe diventata nuora di Zeus. Per contro Acheloo ribatteva che era il dio di un grande fiume e che non era odiato da nessuno al contrario di Eracle che era perseguitato da Era, la sposa di Zeus. A quel punto Eracle disse che meglio delle parole, contavano i fatti per cui sfidò Acheloo a duello.

I due rivali si disposero nell’arena ed iniziarono a scrutarsi. Il primo a muoversi fu Eracle che presa una manciata di sabbia da terra la gettò sul viso di Acheloo. Questi per poco non rimase accecato ma subito si riprese e si scagliò contro Eracle.

A lungo i due contendenti combattevano avvinghiati l’uno all’altro e senza esclusione di colpi. Alla fine però Eracle riuscì a svincolarsi e a montare sulle spalle di Acheloo immobilizzandolo.

Acheloo era sul punto di soccombere quando si trasformò in un gigantesco serpente.

La vista del serpente avrebbe fatto inorridire chiunque ma non Eracle che invece si mise a ridere mentre ricordava ad Acheloo che ancora in fasce aveva ucciso i due serpenti che Era gli aveva inviato per ucciderlo.

A quel punto Ercole stringe forte con una sola mano la testa del serpente e stava per soffocare Acheloo che prontamente si trasformò in un enorme toro.

Eracle, per nulla intimorito a quella vista, lo afferrò per le corna e lo scaraventò a terra con talmente tanta forza che si spezzò una delle due corna ed in questo modo Acheloo fu mutilato per sempre.

A quel punto per sfuggire ad Eracle, Acheloo si gettò nel fiume Toante che da allora prese il suo nome (in greco moderno è Aspropòtamo, il secondo fiume per lunghezza della Grecia)e da quell’episodio Acheloo venne rappresentato con il corpo di un toro e la testa di un uomo barbuto o con il corpo umano e la testa di un toro ma sempre con un solo corno.

Acheloo si considerò vinto e gli cedette il diritto di sposare Deianira ,ma rivolle indietro il suo corno e dette in cambio ad Eracle il corno della capra Amaltea, ossia la cornucopia .

Dalle gocce di sangue di Acheloo nacquero molte altre divinità rappresentanti i fiumi delle principali Poleis, come Pirene di Corinto, la fonte Castalia di Delfi, la fonte Dirce di Tebe, Ghelos cioè il fiume Gela e L’Amenano di Catania.

Una delle interpretazioni che si danno a questo episodio è che Acheloo non era altro che un fiume dell’Etolia che ricordava un serpente per via del suo percorso sinuoso, che frequentemente straripava in maniera prorompente come la carica di un toro. Quando arrivò Eracle questi arginò il suo corso costringendolo a scorrere in un solo letto (l’allegoria con il corno strappato) portando in questo modo prosperità alle regioni che attraversa.

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Leggende di Gela

La Leggenda Del Castelluccio

La Leggenda del Castelluccio di Gela parla di una bellissima castellana dalla lunga chioma nera che attirava tutti i passanti e i contadini con i suoi canti melodiosi.

Si narra che la bella castellana fosse di corporatura esile, che indossava un meraviglioso manto blu e argento, truccata con uno strano rossetto verde, tanto verde che alcuni pensavano provenisse dalla sua bile. Era una figura dotata di fascino misterioso perché tanto bella quanto crudele, severa e intransigente con i servitori, ambigua, sfuggente.

Durante le sue giornate si occupava della servitù e si prendeva cura dei cavalli.

Tanti uomini erano attratti dalla sua bellezza e dalla sua voce, ma chiunque tentava di avvicinarsi, poi scompariva nel nulla.

Chi doveva discutere di affari con lei, inviava i messaggi con i piccioni. Ma anche quelli non facevano più ritorno.

Alcuni raccontano di aver visto di notte un cavaliere con l’armatura, aggirarsi intorno alla fortezza, per poi scomparire nella oscurità. Questi strani eventi mettevano certamente paura ai numerosi viandanti che, spesso, evitavano di avvicinarsi troppo al castello.

Si racconta anche che fra quelle mura secolari del castello vi fossero dei fantasmi e ombre.

Si dice inoltre che ci fosse nascosto un tesoro ovvero “a travatura” ma finora nessuno è mai riuscito a trovarne traccia.

Non si sa se la Castellana sia veramente esistita in questo castello ma ciò che è vero è che all’interno del castello, ci sono dei tunnel sotterranei che lo collegano fin dentro la città di Gela.

Purtroppo ad oggi, dopo alcuni lavori di restauro, è stato abbandonato, rientrando così nel novero dei magnifici castelli siciliani prima restaurati e poi abbandonati nuovamente al proprio inesorabile destino. Eppure, la posizione del Castelluccio fa sì che dalla sommità del colle si possa godere di un incredibile panorama.

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Gelesi D'autore

Giovanni Cacioppo

Per la serie “Gelesi che si sono contraddistinti” ci avete segnalato il fantastico Giovanni Cacioppo che con le sue barzellette e freddure è riuscito a solcare i palcoscenici delle migliori emittenti televisive.
Diplomato geometra, inizia a farsi conoscere nel 1994, quando arriva secondo al concorso “Zanzara d’oro” a Bologna e realizza in teatro il monologo comico “Acqua e selz”. Da allora, prende parte a numerosi programmi televisivi: Maurizio Costanzo Show, Tivù cumprà con Mirabella e Garrani, la trasmissione per ragazzi Solletico, Scatafascio, il programma di Paolo Rossi su Italia 1, Zelig (dal 1998), Torno Sabato (2003-2004), Mai dire lunedì, Mai dire Martedì, Che tempo che fa e Colorado Cafè (2006).
 
Per Mai dire martedì ha creato i personaggi di Graziello e il viaggiatore Cacioppo, mentre per l’edizione precedente, oltre al già citato Graziello, aveva creato il cittadino Cacioppo. Nel 2009 vince il Delfino d’oro alla carriera (Festival nazionale adriatica cabaret).
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Gelesi D'autore

Giovanni Iudice

Giovanni Iudice nato nel 1970 a Gela (CL) dove vive e lavora.
Iudice è un pittore Siciliano, un artista figurativo che affronta spesso tematiche sociali.
(il primo ciclo di opere dedicata ai migranti è del 2004).
Egli propone un linguaggio dove disegno e pittura si alternano sulla superficie della tela.
Un disegno pittorico e una pittura disegnata, sono gli strumenti grazie ai quali il pittore gelese rappresenta il reale e al contempo riflette sui significati e sui valori umani che questi genera.
Parlando di Curriculum è un personaggio che si spende molto per la collettività, è stato ed è presente in diverse battaglie locali e sociali della nostra Città, un esempio ne è l’aiuto nei confronti del nostro comitato civico gela brainstorming durante la pandemia con l’iniziativa “un’opera d’arte al giorno”, oppure con il recupero dei reperti archeologici o sui 7 pazienti della terapia intensiva all’ospedale di gela.
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Gela a Confronto

Civitanova

Civitanova Marche è una città di x mila abitanti e come Gela (circa 73 mila abitanti) si trova sul mare e non è capoluogo di provincia.

Civitanova è una città che si distingue per il suo vivace lungomare, un centro di attrazione per turisti e residenti, animato da ristoranti, bar e eventi culturali. Non è solo un punto di svago, ma è anche un motore economico significativo, contribuendo a sostenere il commercio locale e a creare posti di lavoro. Durante l’estate, diventa il fulcro di manifestazioni, concerti e mercatini, rendendo Civitanova una meta ambita per i visitatori. al contrario, Gela, pur avendo un lungomare, non riesce a sfruttarne appieno il potenziale. Il litorale, purtroppo trascurato, non attira molti turisti e non è un punto di incontro per la comunità.

Un altro aspetto fondamentale è rappresentato dalle infrastrutture. Civitanova può vantare un aeroporto nelle vicinanze, che facilita i collegamenti nazionali e internazionali, rendendola più accessibile e attraente per gli investitori e i turisti. Gela invece soffre di un porto che è insabbiato da anni, limitando non solo il traffico commerciale, ma anche il potenziale sviluppo turistico.

Inoltre, Civitanova dispone di un’università che offre diverse opportunità di istruzione superiore, attirando studenti da tutta Italia e contribuendo a un ambiente culturale vivace e stimolante. La città è anche dotata di un’arena (non più attiva) e di più teatri, che ospitano eventi culturali e spettacoli, creando così un’offerta artistica ricca e diversificata. Gela, purtroppo, non ha istituzioni di livello universitario e il suo panorama culturale è limitato da strutture come un museo e una biblioteca che sono chiusi da anni. Queste chiusure non solo limitano le opportunità di educazione e cultura, ma segnano anche una mancanza di investimento in risorse che potrebbero attrarre visitatori e promuovere un’immagine positiva della città.

Civitanova offre anche una rete di servizi pubblici ben sviluppata, tra cui un tram che facilita gli spostamenti all’interno della città e verso le aree circostanti. Ma anche il sistema sanitario è di qualità, con strutture moderne e servizi adeguati. Al contrario, Gela si confronta con diverse difficoltà in questi ambiti.

Quindi Civitanova Marche si presenta come una città dinamica e in crescita, con infrastrutture moderne e servizi efficienti, Gela si trova ad affrontare sfide significative che ne limitano il potenziale. La valorizzazione del lungomare, il miglioramento delle infrastrutture portuali e la creazione di opportunità educative potrebbero essere fattori chiave per il futuro di Gela, permettendole di competere con realtà più floride come quella di Civitanova. Solo investendo in questi ambiti Gela potrà sperare di attrarre nuove opportunità e migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini.

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Gela a Confronto

Kavala (Grecia)

Kavala è un comune della Grecia situato nella periferia della Macedonia orientale e Tracia con circa 70 501 abitanti.
La città fu originariamente fondata da coloni di Paros, attorno al VI secolo a.C., che la chiamarono Neapolis (“città nuova”). Assunse grande importanza storica nel 42 a.C. durante la battaglia di Filippi tra i cesaricidi Bruto e Cassio ed i due triumviri Antonio e Ottaviano.
Al giorno d’oggi la città è suddivisa in 15 quartieri e vanta un mix incredibile di storia, cultura e paesaggi mozzafiato, oltre che spiagge definibili veri e propri tesori della natura.
Per gli appassionati di storia una tappa d’obbligo è il Museo Archeologico di Kavala, istituito nel 1934 e riaperto nel 1964 nella sede attuale, così come la Fortezza di Kavala, un antico castello che domina la città e della quale è il simbolo, insieme all’acquedotto, conosciuto come “Kamares”, dalla lunghezza di 270 metri che in passato era l’ancora di salvezza della città.
Un altro punto di forza è il cibo, tradizionale e moderno, dolce e salato, come ad esempio i “kourabiedes” biscotti a forma di mezza luna a base di mandorle con zucchero a velo che possono ricordare le nostre paste di mandorla.
A Kavala possiamo trovare anche un ospedale, un porto e il “Museo del Tabacco”.
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Gela a Confronto

Sète (Francia)

Sète è un comune francese di 43 139 abitanti del dipartimento dell’Hérault, in Occitania. È il secondo porto per importanza della Francia sul Mediterraneo dopo Marsiglia.
La città di Sète si trova a 32 km a sud-ovest della città di Montpellier, direttamente sul Mar Mediterraneo, su uno stretto promontorio tra il Mar Mediterraneo e la laguna Étang de Thau, lunga 18 km (chiamata anche “Bassin de Thau”). Sète è circondata dall’acqua praticamente su tutti i lati e per questo è conosciuta anche come la “Piccola Venezia della Linguadoca”. Il centro della città è il Canal du Midi, dove si trovano molti negozi di souvenir e ristoranti. Sète ha dodici ponti, tra cui tre ponti a bascula e due ponti girevoli. Il quartiere “Haut”, che costeggia la collina della città, ha conservato ancora oggi il suo fascino pittoresco. La collina di Mont Saint-Clair, alta 183 metri e situata al margine meridionale della città, è una roccia calcarea che offre una vista panoramica sulle acque in tutte le direzioni. Il porto esiste dal luglio 1666 e il santo patrono del porto e della città è Luigi IX, canonizzato nel 1297.
Lungo la strada che attraversa il banco di sabbia “Le Toc” per raggiungere la città di Cap d’Agde, a 19 km di distanza a sud-ovest di Sète, si trovano diverse spiagge sabbiose per una lunghezza di 15 km, utilizzate da locali e turisti per la balneazione in estate.
Sète fu popolata in gran parte, nella seconda metà XIX secolo e nei primi decenni del secolo successivo, da italiani e da corsi. L’arrivo dei primi immigrati italiani risale al 1843: il primo censimento del XX secolo ne quantificò la presenza in circa 500 unità. La comunità italiana continuò a crescere nei decenni successivi.
L’importanza della presenza italiana è curiosamente testimoniata anche dal principale gruppo di sostenitori della squadra di calcio cittadina (FC Sete), che ha scelto di utilizzare la lingua italiana per la propria denominazione: Brigata Verde Bianca.
A Sète troviamo inoltre una stazione ferroviaria e diversi musei, tra i quali il “Musée Paul Valéry” e “l’Espace Georges Brassens”, dedicato all’omonimo cantante e poeta francese
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Gela a Confronto

Alessandropoli (Grecia)

Oggi per la rubrica sui paragoni tra Gela e le città con caratteristiche simili voliamo in Grecia.

Alessandropoli è una città della Grecia, con circa 66.000 abitanti, capoluogo dell’unità periferica dell’Evros nella Macedonia Orientale e Tracia. Situata ad una quarantina di chilometri ad ovest dal confine con la Turchia, è un importante porto e centro commerciale regionale.

La città sorse nel XIX secolo come piccolo insediamento di fortuna per i pescatori della vicina isola di Samotracia e venne ribattezzata Dedeağaç.

Con lo scoppio della prima guerra balcanica la cittadina fu occupata dall’esercito bulgaro l’8 novembre 1912. Nella successiva seconda guerra balcanica fu conquistata dalle truppe greche. Il trattato di Bucarest, firmato nell’agosto 1913 sancì la cessione di Dedeağaç e di gran parte della Tracia occidentale dall’Impero ottomano alla Bulgaria. La conferenza di Sanremo dell’aprile 1920 sancì il passaggio di Dedeağaç e della Tracia occidentale alla Grecia garantendo però alla Bulgaria l’utilizzo del porto. Nello stesso anno la città passò ufficialmente sotto l’amministrazione greca. Poco dopo Dedeağaç fu visitata dal Re Alessandro I e prontamente ribattezzata Alessandropoli in suo onore.

Alessandropoli possiede un Faro, costruito nel 1850, è situato ad ovest del porto ed è uno dei monumenti più caratteristici della città.

La città vanta anche vari musei, come il “Museo di Storia Ecclesiastica della Metropolia di Alessandropoli”, una stazione lungo la linea per Salonicco chiamata Alessandropoli Porto, un aeroporto situato nel sobborgo di Apalos, a 6 km ad est del centro cittadino ed un porto che rappresenta il principale scalo portuale greco ad est di Salonicco.

Alessandorpoli ha anche una delle società pallavolistiche più prestigiose del massimo campionato greco, l’Ethnikos.

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Gela a Confronto

Aveiro (Portogallo)

Per la rubrica sui paragoni tra Gela e le città con caratteristiche simili, oggi voliamo in Portogallo.

Aveiro è un comune portoghese di 77.916 abitanti. La città è situata nell’ovest del Portogallo e si affaccia sul Ría de Aveiro, collegata all’Oceano Atlantico. Suddiviso in 10 freguesias, è un comune con discontinuità territoriali, visto che comprende alcune isole dove da secoli esistono delle importanti saline e una notevole attività di estrazione del sale.

Viene spesso definita la “Venezia portoghese” per i numerosi canali che l’attraversano e per le caratteristiche imbarcazioni di legno utilizzate, simili a gondole, chiamate moliceiros.

Nel XIX secolo gli abitanti della città parteciparono alle Lotte di Liberazione guidati da José Estêvão Coelho de Magalhães, membro del parlamento che s’impegnò per accrescere l’importanza del porto, e nello sviluppo dei trasporti, specialmente per quanto riguarda il passaggio della linea ferroviaria Lisbona-Porto, d’importanza notevole per lo sviluppo della città ,che oggi occupa una posizione prominente nel contesto economico nazionale.

La sua è una delle università più importanti e frequentate della nazione con oltre 12.000 studenti.

La città vanta anche diversi centri commerciali, un museo, un museo all’aperto e delle spiagge mozzafiato, oltre che la Riserva Naturale das Dunas de São Jacinto, dove è possibile effettuare escursioni e birdwatching tra tranquille dune, con accesso alla spiaggia e vista sulla costa.