Tra le tante creature straordinarie che popolano il Lago Biviere di Gela, si narra che le acque del Lago fossero frequentate da una presenza inquietante: un gigantesco serpente le cui sembianze ricorderebbero un rettile estinto del Paleocene.
Un giorno, durante una battuta di caccia, due uomini appostati tra i canneti delle sponde del Biviere in attesa che le folaghe si levassero in volo, videro spuntare improvvisamente un grosso rettile tutto ricoperto di scaglie, dalla testa alla coda, era la “biddina”, un mostruoso rettile dalla circonferenza di un “vuttazzeddu di una sarma di vino” e dalle dimensioni titaniche ricoperta da squame corazzate e occhi rossi che ipnotizzavano e terrorizzavano i passanti, mietendo numerose vittime.
Il mostro che arrivava dalla terraferma si dirigeva spedito verso di loro così che i due cacciatori, paralizzati dalla paura attesero l’entrata in acqua della bestia e scapparono a gambe levate verso il paese gridando “ a biddina scappau “.
Nei giorni a seguire, un gruppo di impavidi , avvistata ” a biddina ” in contrada S. Giuliano, in territorio di Mazzarino ai confini con Butera, riuscirono a tramortire il rettile leggendario colpendolo a morte con un solo proiettile sparato in bocca, unica parte del corpo non protetta dalle scaglie magiche.
La leggenda vuole che una biscia che rimanga nascosta per sette anni si tramuta in “biddrina”, diventando gigantesca come per magia. Questa serpe ammaliatrice vive nascosta presso le fonti e le paludi e riesce ad attirare i malcapitati che passino da quei luoghi incantandoli con lo sguardo.
L’invenzione di questa creatura rispondeva probabilmente all’esigenza di evitare che i bambini andassero a fare il bagno in questi laghetti paludosi col pericolo di annegarvi. La sua evocazione, infatti, è sempre stata lo spauracchio dei bambini.