Nel XVIII secolo, la Sicilia era al centro di un acceso dibattito erudito sulla presunta esistenza di due città chiamate Gela. Infatti Licata voleva essere accreditata come antica Gela ed aveva prodotto nel corso degli anni una serie di studi finanziati dai signorotti locali per farsi accreditare come Gela.
Dall’altra parte la quantità e la qualità delle scoperte in Terranova di Sicilia lasciavano aperto il dibattito tra gli storici. In questa polemica c’era anche un’altra teoria teoria ,che nel 1700 ci fossero due Gèla , una sul mare ed una interna.
Nella posizione dell’interno si scontravano Piazza Armerina e Caltagirone.
Per essere accreditata come Gela , Terranova di Sicilia dovette sgomberare tra Licata,Caltagirone, e Piazza Armerina , ma in particolare è con i Licatesi che lo scontro fu più acceso.
In questo contesto si inserisce il lavoro di Jean-Pierre Laurent Houel, pittore e architetto francese, che tra il 1776 e il 1780 viaggiò in Sicilia per documentare paesaggi, monumenti e vita locale attraverso disegni e acquerelli. Durante il suo soggiorno, Houel visitò le campagne intorno a Piazza Armerina e immortalò in un celebre acquerello un sito archeologico caratterizzato da rovine imponenti: archi, mura spesse e frammenti di statue emergenti da un noccioleto. Affascinato dalla grandiosità dei resti, Houel li interpretò come i resti della mitica Gela mediterranea. Questa convinzione, alimentata da letture erudite dell’epoca, derivava dalla descrizione della città in testi di studiosi locali come Giovan Paolo Chiarandà, che identificava la seconda Gela con ruderi situati nell’entroterra, presso Piazza. Tuttavia, i successivi studi archeologici hanno smentito l’ipotesi di Houel. I ruderi da lui rappresentati sono stati infatti riconosciuti come parte della villa romana del Casale, un complesso di epoca imperiale noto oggi in tutto il mondo per i suoi mosaici pavimentali. L’acquerello di Houel rimane una preziosa testimonianza visiva e storica. Non solo rappresenta una delle più antiche immagini conosciute della villa, ma riflette anche il clima culturale dell’epoca, in cui arte e archeologia si intrecciavano con il fascino per il mistero e le leggende del passato. Attraverso la sua opera, Houel confermò il proprio ruolo di mediatore tra il mondo classico e quello moderno, contribuendo alla riscoperta di una Sicilia ricca di enigmi e di bellezze senza tempo.